La Voce della Rete: cosa succede davvero alla Russia (e cosa comporta per noi)

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putin_2086754bInteressante analisi pubblicata da Vincitori e Vinti su cosa accade negli ultimi mesi in Russia e sulle possibili conseguenze per il resto del mondo, Italia compresa

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Sta accadendo che la Banca Centrale Russa si sta sfiancando per sostenere il cambio del rublo, al punto che, la notte scorsa, al fine di sostenerne le quotazioni, ha  aumentato i tassi di interesse di ben 6.5 punti, dal 10.5% al 17%. Tuttavia, anche oggi il rublo ha continuato la sua corsa al ribasso, precipitando nei confronti  delle principali valute. Per comprare un dollaro Usa occorrono 70 rubli (lo scorso giugno ne occorrevano 34); mentre per acquistare un Euro, di rubli, ne occorrono 87  (a giugno ne occorrevano 46). C’è da dire che la giornata, in alcuni momenti, è stata ancor più pesante rispetto alle attuali quotazioni e che la borsa russa ha chiuso le contrattazioni con un ribasso del 18%.

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Gli operatori iniziano a temere che la Russia possa bruciare gran parte delle riserve valutarie per sostenere la quotazione del rublo. Finora sono stati spesi circa 100 mld di dollari di riserve valutarie su circa 450 disponibili.
Mosca ricava metà delle proprie entrate fiscali dal settore energetico e la sua economia dipende fortemente dall’export di gas e greggio. Secondo i dati di Citi Research, avrebbe bisogno di un petrolio a 107 dollari al barile (oggi sotto ai 60 usd) per chiudere in pareggio il bilancio 2015. Tra questo dicembre e tutto il prossimo anno, le aziende russe devono far fronte a obbligazioni in scadenza denominate in dollari per circa 150 miliardi. Molte di loro hanno preclusa la possibilità di accesso al mercato di capitali per via delle sanzioni imposte da Stati Uniti e Unione Europea.
L’aumento del tasso di interesse al 17%, oltre a contrastare le spinte inflazionistiche che erode il potere di acquisto della popolazione russa, si rifletterà anche sulla crescita dell’economia russa già gravata dal crollo del prezzo del petrolio.
Secondo la Banca Centrale Russa, il prezzo del petrolio intorno ai 60 usd al barile determinerebbe, per l’anno 2015, una contrazione del prodotto interno lordo di circa 4.5%. Una minore crescita della Russia, ovviamente, si rifletterà principalmente sui paesi dell’Est europa che intrattengo scambi economici significativi con la Russia. Da questi, poi, inevitabilmente  anche ai paesi core dell’Europa.
Insomma, una manna dal cielo per i paesi dell’Eurozona con le pezze al culo come l’Italia (potete ridere). Per dirla in maniera diretta, quello della Russia è il primo esperimento della storia umana in cui chi impone le sanzioni (Usa, Unione Europea e quindi l’Italia, soprattutto), per via delle sanzioni imposte, subiscono un danno maggiore rispetto alla nazione alla quale le sanzioni sono rivolte (la Russia). Non è proprio così, ma rende bene l’idea e aiuta comprendere che l’escalation della crisi Russa rischia di abbattersi violentemente anche sui paesi che hanno condizioni economiche assai fragili: Italia in primis.

Il drammatico deterioramento della situazione della Russia di questa settimana si riflette anche su quelle banche europee e italiane  esposte nei confronti della Russia.

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